Intervista alla Presidente Fe.D.E.R. Federazione Diabete Emilia Romagna Rita Rita Lidia Stara nell’ambito del programma #5azioni e ruolo associazionismo nella patologia diabetica.
Quale è il ruolo delle associazioni locali in sostegno della persona con diabete?
“ Le associazioni locali sono quelle che hanno il ruolo più importante le sovrastrutture e le federazioni nazionali hanno un ruolo diverso, quello di stare a livello istituzionale. La vera ricchezza sono le associazioni sul territorio, perché avendo un contatto diretto con la persona, riescono meglio di chiunque altro a capire i bisogni dei singoli e del territorio in cui operano. Sono anche in grado quindi di riuscire a fornire soluzioni pratiche ed efficaci per ogni specifica area geografica”.
Spesso nei suoi interventi fa riferimento al sistema scuola: in che modo approcciare ai temi del diabete sin dai banchi scolastici? Come dialogare con studenti e insegnanti e attori più allargati, compreso il personale scolastico?
“Le associazioni fanno spesso riferimento al sistema scuola soprattutto nella gestione dei casi di bambini con diabete. Il problema dell’adeguato inserimento è molto sentito dalle associazioni. Il tema scolastico è fondamentale per la formazione e l’informazione fin dai primi anni sui banchi di scuola. Uno dei più grossi ostacoli che la prevenzione al diabete deve affrontare è infatti una forte disinformazione rispetto a questa patologia. La scuola a mio avviso è il luogo perfetto per parlare di diabete a 360 gradi, facendo leva sulla prevenzione per quanto riguarda il tipo due e di corretta gestione riguardo al tipo 1. Insegnati e personale scolastico hanno un ruolo fondamentale nell’indirizzare i ragazzi, diabetici e non, allo sviluppo di una coscienza e una consapevolezza alimentare”.
Quale è il ruolo che può avere l’attività fisica nella vita di una persona con diabete?
“ Sicuramente un ruolo fondamentale, l’attività fisica deve essere intesa come parte integrante della vita e della terapia della persona con diabete. Voglio però sottolineare il fatto che sport e movimento devono essere praticati da tutti al fine di avere uno stile di vita sano. Il discorso è ovviamente più accentuato per quanto riguarda chi è affetto da diabete. Per il tipo 2 infatti, attraverso una corretta attività fisica e una alimentazione equilibrata, in alcuni casi, è possibile addirittura sostituire i farmaci. Per quanto riguarda il tipo uno invece l’attività fisica è di ‘vitale’ importanza. A mio avviso bisogna sensibilizzare all’idea che il costo di uno sport è facilmente sostenibile attraverso soluzioni come trekking corsa o passeggiate”.
Oggi parliamo di diabete e alimentazione in questo hangout intitolato “la ricetta della prevenzione”. Quanto conta l’alimentazione? Che approccio viene suggerito?
“L’alimentazione nell’ambito del diabete è fondamentale, ma proprio nell’ambito della ‘ricetta della prevenzione’ vorrei sottolineare un concetto, ovvero la differenza tra dieta e corretta alimentazione. C’è questa falsa credenza diffusa del fatto che chi ha il diabete deve seguire regole rigidissime, questo non è assolutamente vero infatti è possibile per queste persone mangiare un po’ di tutto, seguendo piccoli accorgimenti che possono servire comunque a tutti. Noi siamo quello che mangiamo, e l’aumentare di molte patologie è legato spesso all’alimentazione”.
Il ruolo delle istituzioni a suo avviso?
“ Le istituzioni hanno il ruolo fondamentale della programmazione dei percorsi assistenziali, ma il problema è che spesso hanno una visione distorta della patologia. È fondamentale quindi un’azione coordinata tra istituzioni e associazioni pazienti al fine di operare in modo ottimale e utilizzare i fondi in maniera ponderata ottimizzando l’assistenza”.
Come valuta la diffusione e l’efficienza delle associazioni dei pazienti sul territorio?
“ Le associazioni sono molte diffuse, oltre 300 sul territorio, forse sono troppe, alcune non hanno molto chiaro il loro ruolo altre non conoscono le leggi che regolano il volontariato. Spesso le associazioni lavorano e si muovono ‘border-line’ senza essere preparate a svolgere quello che è un ruolo fondamentale. Infatti per quanto un associazione possa lavorare bene, se non conosce e segue le regole non viene riconosciuta e di ritrova ad essere semplicemente un “ promotore sociale”. Le associazioni sono molto diffuse in ogni caso, hanno solo bisogno di essere raggruppate e coordinate, identificando obiettivi comuni, è indispensabile quindi la promozione di coordinamenti regionali, stando attenti a seguire le normative”.
Come intendere la partecipazione attiva alla progettazione?
“ Sono Presidente di una Federazione Regionale , nata per relazionarsi con i tavoli regionali. A mio avviso lo scopo principale della partecipazione deve essere quello di essere all’interno del sistema e avere il potere di cambiare le cose dall’interno della ‘stanza dei bottoni’. Quando si partecipa attivamente alla progettazione dell’assistenza si acquisisce una visione a 360 gradi, grazie alla quale si possono ottimizzare i servizi cercando di livellare in favore di tutti gli investimenti e le decisioni che verranno prese. Questo si può fare solo conoscendo il sistema, standoci dentro e conoscerne tutte le sfaccettature, in modo che favorendo un gruppo non se ne danneggi un altro”.
Il nostro programma #5azioni si impegna a suggerire 5 proposte per una più efficace lotta al diabete da suggerire alla classe politica. Che azione proporrebbe?
“ L’informazione e la sensibilizzazione a 360 gradi sulla malattia diabetica, si sa ancora troppo poco.
La promozione dell’attività fisica è fondamentale, ma non solo per i diabetici, per tutti. Inoltre il terzo punto che occorre per cambiare la mentalità per quanto riguarda la visione del diabete è senza dubbio l’alimentazione, anche qui occorre informazione e la veicolazione di messaggi positivi riguardanti i benefici di uno stile alimentare sano ed equilibrato”.