Nel corso della Giornata Mondiale del Diabete in molte regioni d’Italia le persone con diabete hanno firmato delle ‘Cartoline’ da inviare agli Assessori Regionali. Le Cartoline invitano le Giunte a fare la loro parte per aiutare le persone con diabete e le loro famiglie nella loro quotidiana attività di prevenzione delle pericolose complicanze del diabete.
Oggi alle 10,30 giunti innanzi alle torri bianche della Regione Emilia-Romagna il Coordinatore regionale della Giornata Mondiale del Diabete dott. Gilberto Laffi ha consegnato le cartoline indirizzate all’Assessore alla Salute della Regione, Carlo Lusenti “Caro Assessore, io al diabete non gliela do vinta. E tu?” è il messaggio impresso sulle cartoline.
Le firme sono state raccolte dai volontari delle Associazioni pazienti e dai medici diabetologi nel corso dei circa 600 eventi organizzati in occasione della Giornata Mondiale del Diabete (9-10 novembre), e solo nella nostra Regione il loro numero arriva a 5.000!
Il messaggio rivolto alla nostra Regione, come a tutte le altre 20, vuole far prendere coscienza delle esigenze cliniche e assistenziali delle persone con diabete e dei loro familiari. Bisogni oggi rimasti disattesi nonostante nel 2012 la conferenza Stato-Regioni abbia approvato il Piano Nazionale sul Diabete, che prevede l’adozione di un modello assistenziale efficiente e costo-efficace, che assicuri equità nell’accesso alle cure, riducendo le disuguaglianze sociali, con conseguenti risparmi per il servizio sanitario.
“Con questa iniziativa – dichiara Laffi – chiediamo alla Giunta della Regione Emilia-Romagna di fare di più per aiutare le persone con diabete e i loro familiari a gestire la patologia. Nell’Emilia-Romagna la qualità dell’assistenza offerta e di buon livello, ma occorre recuperare il gap esistente tra ASL e tra i diversi Ospedali. Inoltre, i tempi di attesa per i controlli periodici nei Centri di Diabetologia sono spesso eccessivi”. “Chiediamo quindi – prosegue il dott. Gilberto Laffi – che le raccomandazioni del Piano Nazionale sul Diabete vengano fatte proprie all’interno dell’ordinamento normativo della Regione Emilia-Romagna così come in tutte le Regioni italiane, perché solo uniformando il modello di tutela assistenziale a livello nazionale si potrà ridurre il peso sociale ed economico della patologia”. il dott. Gilberto Laffi (coordinatore della Giornata mondiale del Diabete 2013 per la Regione Emilia-Romagna per Diabete Italia e vice presidente AMD-Associazione Medici Diabetologi) è diabetologo presso il Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna e a capo della delegazione costituita dalla Presidente della Federazione Diabete Emilia-Romagna dott. essa Rita Stara, dalla nostra Presidente ADB dott.essa Agata Magaletta e vicepesidente dott. Armando Sarti, dott.essa Simonetta Fantini (presidente OSDI Emilia-Romagna, Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani), e dott. Adolfo Ciavarella (consulente sanitario dell’ADB).
I maggiori costi imputati a questa malattia cronica largamente diffusa – in Italia si contano oltre 3 milioni di persone con diabete, 200.000 solo in Emilia-Romagna – sono attribuiti alle ospedalizzazioni: la probabilità di ricovero ospedaliero risulta, infatti, doppia nella persona con diabete rispetto a una persona sana. Le gravi complicanze, inoltre, si traducono in elevati costi sanitari diretti: nel 2010 hanno determinato il 10-15% dei costi complessivi dell’assistenza sanitaria.
E non si è fatta mancare la risposta da parte della Regione Emilia-Romagna: l’Assessore alla Salute dott. Carlo Lusenti mentre gli venivano consegnate le firme ha detto come il diabete nel nostro territorio non è un problema riconducibile solo a questione di soldi, ma necessita di una revisione strutturale del quadro di assistenza nella direzione di migliorarne effettivamente la qualità, riformando i centri all’interno di un’ottica di maggiore specializzazione e confermando, rafforzandola, la rete di cura riferita ai medici di base per ciò che concerne il diabete tipo 2. Inoltre la Regione avviare e chiudere entro breve tempo il tavolo di confronto aperto con Associazioni Scientifiche e dei Diabetici per dare piena attuazione a livello locale al Piano Nazionale Diabete, ad esempio valorizzando i punti innovativi dello stesso: educazione sanitaria, informazione e innovazione terapeutica, perché prevenire è meglio che curare e far star meglio risparmiando.
L’obiettivo è ribadire una volta di più la necessità di un’alleanza tra cittadini e istituzioni per non abbassare la guardia rispetto a una malattia sempre più diffusa nella popolazione, anche in termini di consapevolezza, essendo il diabete mellito negli adulti una patologia cronica legata agli stili di vita, quindi all’alimentazione e alla sedentarietà.
In Emilia-Romagna, molto prima del Piano nazionale per il diabete (approvato nel dicembre 2012 dalla Conferenza Stato-Regioni), tutte le Aziende sanitarie hanno attivato percorsi per la gestione integrata del diabete mellito, come stabilito con le linee guida regionali del 2009 (è in corso l’aggiornamento per il 2014). Il modello di assistenza prevede la partecipazione congiunta dello specialista diabetologo e del medico o pediatra di famiglia e attribuisce un ruolo centrale al paziente, per una gestione consapevole della malattia e per sottoporre la propria condizione clinica a un monitoraggio continuo.
Sono stati attivati diversi gruppi di lavoro multidisciplinari, anche con la collaborazione delle associazioni dei pazienti, che si occupano di gestione delle complicanze della malattia diabetica (con particolare riferimento al piede diabetico); ambulatori infermieristici per l’educazione terapeutica e l’automonitoraggio; percorsi clinico assistenziali del diabete mellito pediatrico, appropriatezza prescrittiva dei nuovi farmaci e dei dispositivi medici ad alto costo; prevenzione e riduzione del diabete nelle donne sovrappeso in gravidanza. Nel 2014 saranno avviati i registri regionali con i flussi informativi sia dei pazienti adulti che dei minori.
Il diabete in Emilia-Romagna: le cifre
In regione le persone adulte con diabete sono il 4,7% del totale della popolazione (circa 180mila persone; il dato è appena inferiore alla media nazionale: 4,9%). Il fenomeno in Emilia-Romagna è sostanzialmente stazionario negli ultimi anni e con minime oscillazioni tra i territori delle Aziende Usl. Il dato sale a 7,9% esaminando la fascia di età dai 35 anni in poi ed è in aumento (era 7,7% nel 2011, 7,5% nel 2010), con una sensibile differenza di genere (i maschi sono il 9,1% del totale delle persone dai 35 anni di età, le femmine sono 7,3%). In questa fascia di età, grazie alla gestione integrata dell’assistenza, sono in diminuzione i ricoveri: 24% del totale dei malati nel 2012 (25,8% nel 2011, 26,5% nel 2010). I minori con diabete sono circa 800 (nel 2012 i nuovi casi sono stati 125).
Con la Federazione diabete Emilia-Romagna la Regione ha recentemente condiviso il percorso diagnostico-assistenziale per bambini e adolescenti con diabete mellito di tipo 1, per favorire la diagnosi precoce e l’omogeneità negli interventi di assistenza e presa in carico in tutto il territorio. Da diversi anni la Regione finanzia campi estivi per bambini e adolescenti con diabete per migliorare la loro capacità di integrazione a partire dalla autogestione della malattia fino a potenziare l’autostima.
La malattia
Il diabete è una malattia cronica in cui si ha un aumento della glicemia, ovvero dei livelli di zucchero nel sangue, che l’organismo non è in grado di riportare alla normalità. Questa condizione può dipendere da una ridotta produzione di insulina, l’ormone prodotto dal pancreas per utilizzare gli zuccheri e gli altri componenti del cibo e trasformarli in energia, oppure dalla ridotta capacità dell’organismo di utilizzare l’insulina che produce. Livelli elevati di glucosio nel sangue, se non corretti con una terapia adeguata, possono nel tempo favorire la comparsa delle complicanze croniche della malattia: danni a reni, retina, nervi periferici e sistema cardiovascolare. La forma più frequente di diabete, il diabete di tipo 2, si manifesta generalmente dopo i 35/40 anni, soprattutto in persone sovrappeso/obese. La sua evoluzione è lenta e priva di sintomi; gradatamente la persona perde la capacità di controllare l’equilibrio della sua glicemia. Il diabete di tipo 1 è dovuto a una reazione autoimmunitaria che distrugge le betacellule del pancreas dove viene prodotta l’insulina (necessaria a far entrare il glucosio nelle cellule). Il diabete di tipo 1 insorge spesso in età pediatrica.